Cos'è l'Autismo?
Si tratta di un insieme di disturbi del neurosviluppo, caratterizzati da deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale, interessi o attività ristretti e ripetitivi. In Italia, secondo dati dell’Istituto Superiore della Sanità, un bambino su 77 presenta questo problema e i maschi sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine.
Il Disturbo dello Spettro autistico (ASD) rappresenta una delle condizioni neuropsichiatriche a maggiore variabilità clinica, sia all’interno della popolazione di pazienti da ASD, sia all’interno dello specifico quadro clinico di ciascun soggetto. La finalità del progetto terapeutico a lungo termine è quella di favorire il miglior adattamento del soggetto all’ambiente al fine di garantire una soddisfacente qualità di vita al soggetto affetto e all’intero nucleo familiare in cui la persona è inserita.
La sfida di tutti i giorni è quella di permettere a coloro che ne sono affetti di acquisire sempre più capacità e competenze, migliorarne le capacità comunicative e permetterne una effettiva inclusione nel tessuto sociale che lo circonda.
Ma cerchiamo di capire in modo semplice cosa significa essere affetti da Disturbo dello Spettro Autistico.
Partiamo dal concetto di Neurodiversità, il quale spiega la variegata modalità in cui si sviluppa la mente umana di ogni soggetto, sviluppo influenzato da fattori genetici e ambientali, oltre che dagli stimoli a cui ognuno di noi è sottoposto, creando una mente unica per ognuno di noi, diversa da quella degli altri. Lo Sviluppo tipico ha semplicemente caratteristiche più frequenti nella popolazione ma, allo stesso modo, quando parliamo di persone a sviluppo “atipico” non ha senso pensare che siano uguali tra loro, e che quindi ciò che è vero o buono o efficace per una di loro, lo sia per tutte. Ognuno è diverso e come tale va rispettato.
Il bambino autistico osserva, interagisce ed elabora il mondo che lo circonda a modo suo, impara diversamente perché il modo in cui il suo cervello e sistema nervoso si sviluppano lo portano a non prestare attenzione agli stessi stimoli ai quali un bambino a sviluppo tipico si interessa spontaneamente. Il bambino autistico non impara in autonomia ad imparare dagli altri. Intervenire presto nel modo adeguato significa dare al bambino strumenti migliori e più efficaci per affrontare la quotidianità.
La percezione sensoriale dei soggetti autistici spesso è alterata e ciò può manifestarsi attraverso la percezione particolarmente intensa di alcuni stimoli che un soggetto con un profilo di sviluppo neurotipico percepisce in modo meno marcato o addirittura per niente, come la consistenza di alcun cibi, il contatto con determinati materiali, l’intensità della luce o dei rumori. Oppure al contrario può avere una soglia di percezione molto elevata ad altre stimolazioni sensoriali come il dolore fisico, quasi fino a non percepirlo in alcuni soggetti.
Non solo: nella peculiarità del profilo sensoriale rientra anche il fastidio o la forte fascinazione per alcuni particolari tipi di stimoli, come specifici colori o suoni, la difficoltà sensoriale a riconoscere i volti delle persone (prosopagnosia), la tendenza a concentrarsi su alcuni particolari a discapito dell’immagine d’insieme e l’incapacità di filtrare i suoni e le parole dal rumore di fondo, anche se costituito da suoni lievi.
Esistono varie forme di alterazioni sensoriali, alcune di queste possono portare conseguenze negative, compromettere le possibilità di interazione con gli altri e di apprendimento e soprattutto possono essere fastidiose e dolorose. In questi casi è importante tenerne conto e cercare di rimuovere le fonti di fastidio o trovare accorgimenti e ausili per ridurre il disagio della persona autistica. Altre forme invece possono essere positive e generare una particolare creatività, come la sinestesia o l’attenzione per i dettagli, aspetti da valorizzare.
Gli stimoli che attirano maggiormente l’attenzione dei bambini autistici non sono quelli sociali, ovvero il volto, il movimento degli occhi, lo sguardo, il tono di voce o l’espressione di altre persone, in quanto la loro attenzione è indirizzata verso oggetti o parti di essi, perdendosi così le occasioni di apprendimento sociale, utili per imparare dalle altre persone.
Intervenire su tali bambini permette offrire loro maggiori possibilità, promuovendo lo sviluppo di quelle abilità fondamentali per imparare ad imparare (anche) dagli altri.
Le stereotipie sono uno degli aspetti spesso presenti nei soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico e che rappresentano anche un campanello di allarme se presente con altri elementi, come difficoltà relazionali e di linguaggio. Esse sono comportamenti compiuti in modo ripetitivo e continuo senza uno scopo o funzione apparente, e si caratterizzano spesso per il rispetto di routine molto rigide, manipolazione ripetitiva di oggetti, ecolalia. Quest’ultimo è un comportamento che consiste nella ripetizione meccanica e stereotipata di parole o frasi pronunciate da altre persone o dal soggetto stesso, è un comportamento di tipo vocale ma non verbale, perché non è finalizzato a comunicare qualcosa agli altri. Nell’autismo le stereotipie hanno spesso funzione di scarico di energia, tensione, emozione, sia positiva che negativa.
Come già anticipato, anche la difficoltà di interazione sociale è uno dei criteri necessari per diagnosticare l’autismo, trattandosi di una difficoltà comune a tutte le persone con diagnosi di spettro autistico, anche se il livello di difficoltà varia da persona a persona. Ci sono persone autistiche che hanno un limitato interesse a socializzare con le persone che hanno intorno, mentre altre hanno fortissimo desiderio di socialità, ma non hanno le abilità e le competenze necessarie per rispondere a questo bisogno, e persone che interagiscono con gli altri con modalità che possono sembrare bizzarre o fuori luogo.
Oltre allo sviluppo anomalo del bisogno di socialità è molto spesso marcata la difficoltà di comunicazione verbale. Ci sono persone autistiche che parlano poco o non parlano affatto, ci sono i “parlatori tardivi”, che iniziano a parlare molto tardi e faticano ad avvalersi delle potenzialità della lingua parlata, o al contrario altri che possiedono una notevole proprietà di linguaggio che però non utilizzano effettivamente nella comunicazione con gli altri, non colgono doppi sensi e ironia nel parlare, spesso parlano ma non comunicano.
Per tutte le difficoltà di cui si è parlato, e per molte altre di cui non si è parlato, per un bambino autistico è complicato apprendere gli insegnamenti nel modo “tradizionale”, diventa quindi necessario personalizzare e individualizzare obiettivi e strategie, attuando un continuo confronto multidisciplinare che coinvolga il bambino/ragazzo quando possibile, i genitori e tutti i professionisti coinvolti nel suo percorso di crescita. Un riferimento immancabile sono le linee guida 21 e risulta deontologicamente doveroso informarsi sugli approcci evidence based per potersi aggiornare nel modo più efficace possibile. Interventi cuciti su misura di ogni singolo bambino/ragazzo sono la base di partenza per un percorso di crescita personale e sociale, alla conquista di sempre maggiori autonomie personali e relazionali, spostando il focus dalla disabilità alle potenzialità di ogni soggetto autistico.
Nel corso dell'anno scolastico 2023/2024 la Rofrano lavoro ha presentato il progetto #spuntablu ad alcuni Istituti Scolastici del Piano Sociale S/9, per sensibilizzare le scuole e la società sul delicato tema dell'Autismo.
Di seguito il materiale informativo prodotto dagli alunni con il supporto dei nostri operatori, che hanno ideato e realizzato il progetto. Tale materiale è stato affisso e distribuito nei Comuni interessati dal progetto, per raggiungere quante più persone possibili.